Formazione aziendale e seminari

Lavoro da venticinque anni come consulente-formatrice per organizzazioni private, pubbliche, università e società scientifiche.

Ho iniziato nel 1995 nello Studio Gear’ di Milano, Società di Consulenza in Organizzazione e Gestione Risorse Umane, a fianco del Prof. Sergio Capranico (che ho affiancato anche nelle docenze universitarie), dove sono rimasta fino alla chiusura dello studio, nel 2004, con incarichi di cultrice della materia anche presso l’Università di Psicologia di Torino.

Le aree tematiche all’interno delle quali mi sono spesa sono state quelle del Service management e Service Marketing, valutazione progetti, empowerment individuale ed organizzativo, team-building, inclusione di genere e diversity-management. Dopo l’esperienza milanese, le esigenze famigliari mi hanno portata a privilegiare il lavoro in sede, limitando le trasferte, e ho collaborato con studi di consulenza torinesi per poi attivare interventi di ampio respiro interamente come freelance.

Fare formazione per me è animare laboratori ed esperienze per pensare e aumentare la consapevolezza di sé nel saper fare e nel saper essere, per cerare “senso”, dileguare stereotipi e visioni univoche, per accompagnare ad aperture creative ed etiche, per invogliare alla crescita continua, nelle pratiche e nei contenuti di lavoro. Presidio un lavoro d’aula costruito per  smuovere, disturbare, far pensare, emozionare, rendere fiduciosi, farsi più coinvolti. Ma anche costruire network interni e stili di lavoro improntati al sostegno e alla cooperazione. La mia metodologia è dappertutto ibrida e creativa, attenta all’awareness e alla valorizzazione privilegiando tecniche mutuate dalle arti e laboratori espressivi: 

  • art-therapy

  • role-playing

  • photolanguage

  • tecniche corporee di movimento creativo

  • case-management

  • scrittura creativa

  • laboratori immaginali

  • coaching

  • laboratori multimediali

  • mindfulness

  • proiezione di video/film

I miei campi di intervento fuori dagli studi di consulenza

Dal 2003 porto avanti una ricerca sul rapporto con gli animali da compagnia in un sodalizio con E.V. Edizioni Veterinarie – SCIVAC – SISCA – SIACR, società scientifiche di medicina veterinaria, che si è concretizzato in numerosi interventi a convegni, seminari, corsi e pubblicazioni in merito a:

La mia vocazione clinica mi ha portato ad approfondire il tema della formazione e della salute mentale dei professionisti al lavoro, impegnandomi nella progettazione e docenza in Corsi ECM per la Sanità.

  • per un quinquennio ho insegnato all’interno della SIMF – Società Italiana di Medicina Funzionale, occupandomi del burn-out, della medicina anti-ageing, della medicina di genere, della floriterapia e della relazione di aiuto al cliente/paziente

  • ho una formazione alla comunicazione non violenta secondo il metodo di “Alternative to violence” di Oslo e ho fatto percorsi specifici sulla clinica della violenza di genere

  • la death education è attualmente l’ambito nel quale sto impegnando energie e progetti

Woman Management: inclusione e valorizzazione del talento femminile. Le funzioni di HR e il Top Management rimangono in molte aziende quasi tutte al maschile e sappiamo quanto ancora sia grande la fatica di tradurre la conoscenza sulle questioni di genere in politiche e strumenti di gestione tagliati sui bisogni degli individui e sulle potenzialità differenziali, nell’ottica del diversity management. Diventa esiziale ignorare che il potenziale della persona risente del genere e degli stereotipi ad esso incollati. Il sistema tende a muoversi inconsapevolmente in un’ottica conservatrice, che elimina la “deviazione”, dunque l’innovazione bloccando l’ingresso di energie fresche e di culture innovative, che mantiene linguaggi, significati, ritmi e stili senza problematizzare l’impronta di genere di chi da sempre sta al potere. Inutile negare che le donne faticano ad esprimere il proprio potenziale, necessitano di un sostegno per superare le barriere interne, le cui radici culturali sono profonde ed inconsapevoli ma tenacemente attive. Il genere esiste sempre, nessun dipendente è “neutro”: quando ci si comporta come se lo fosse allora esso è implicitamente “maschile” e tenderà a premiare quell’universo valoriale e simbolico, perché “fitta” meglio con le attitudini comportamentali così come sono state fino ad allora specificate. Le donne sono molto competenti ma sono poco capaci di coinvolgersi in un percorso di self-empowermnent senza un sostegno specifico. Sono riluttanti a chiedere il riconoscimento delle proprie potenzialità e talenti, collaborano a rinforzare gli stereotipi di genere, senza riuscire a consapevolizzare quanto essi siano all’opera. Serve un percorso di svelamento, consapevolizzazione, riflessione e rispecchiamento, che solo una formazione ad hoc è in grado di assicurare, fino al riconoscimento delle collusioni che inconsapevolmente la donna mette in atto per concorrere ad alimentare le forme pervicaci e striscianti di segregazione orizzontale e verticale.

Questo tipo di formazione, che ho esplorato all’interno di molte aziende del terzo settore, pubbliche e private, porta alla luce le radici culturali dei sistemi valoriali e procedurali non certo nei termini della lotta e della rivendicazione di genere ma della consapevolizzazione degli schemi inconsapevoli e della creazione di culture orientate all’empowerment ed al coraggio di ripensarsi fuori degli stereotipi di genere e delle concezioni di potere che perpetrano la disuguaglianza e la suddivisione fra i generi dei privilegi e degli svantaggi. É una formazione che si incarica di ragionare su tutte le forme di discriminazione e disuguaglianza che prosperano in modo latente nelle culture aziendali, sul modo di gestire il potere e le carriere, di strutturare linguaggi e simboliche nelle comunicazioni aziendali interne ed esterne.