Tarologia

La lettura Psicologica dei tarocchi: “L’inconscio si esprime per immagini”

C.G. Jung

Mi piace usare i Tarocchi. Ne ho moltissimi mazzi, uno consumatissimo che ho sempre in borsa. Strumenti formidabili per sbirciare nell’inconscio ed attivare la mente immaginale, li studio da mezza vita come via di accesso alle energie più profonde e vitali, ai nostri “guaritori interiori”, ai contenuti ancora lontani dal campo di coscienza. Chiedere alle carte significa tuffarsi nelle libera associazioni e ritagliarsi uno spazio di confidenza con sé stessi, di sospensione della vita ordinaria e della mente razionale per attivare quella intuitiva. Guardare, insomma, ai quesiti del momento smettendo di cercare soluzioni immediate e concrete, interrogando piuttosto la nostra immaginazione grazie ai simboli delle lame, che rimandano facilmente a situazioni esistenziali. Un gioco per smascherarsi e per mettere in relazione in modo creativo diverse parti di noi stessi. Decenni di gruppi hanno forgiato un grande amore ed una delicata confidenza con le tecniche espressive: guidare le persone a dialogare con le immagini offre spesso risultati sorprendenti. Anche per questo amo i Tarocchi. 

Non chiedermi di guardare nel futuro: chiedi cosa oggi ti affanna, cosa ti rode, ti dispera. Togli la maschera alle emozioni che ti disturbano. Scegli i tuoi Arcani e viaggia nei labirinti del profondo, la parte più autentica e saggia ma per tutti misteriosa e sconosciuta. Dialoga con le immagini, in sintonia o nel fastidio e lasciati guidare nelle associazioni. Definendo cosa vedi lascerai emergere come vedi te stesso e il tuo mondo, raccontando cosa senti veramente, cosa pensi, cosa ti blocca, di cosa hai paura, chi credi di essere o chi temi di non essere.

Come funzionano in psicoterapia? La bellezza e complessità dei disegni, il loro accostamento in una stesa, sono una finestra spalancata sul mondo interiore e sulle immagini/significati personali del consultante, una viaggio che libera contenuti nascosti, blocchi e risorse creative, stimola riflessioni, apre la mente. Un gioco per guardarsi dentro aggirando le trappole della mente razionale, che ci giudica, ci stritola nelle convenzioni e nei luoghi comuni, nella sicumera del moralismo, nel senso del dovere o in visioni di noi cristallizzate che non corrispondono più a chi siamo oggi. La Tarologia non è cartomanzia, non ha velleità divinatorie e rifiuta interpretazioni “fisse” e preconfezionate delle carte dando invece valore a ciò che ognuno vi scorge ed al senso che ognuno vi attribuisce. “Giocando”, lo psicoterapeuta incoraggia ad evocare emozioni, suggestioni, ricordi ed associazioni che l’osservazione dell’Arcano attiva, lavorando all’integrazione dei contenuti via via emergenti. Oppure le immagini sono utilizzate come punto di partenza, o di arrivo!, in sessioni di art-therapy. Come tutti i simboli, gli Arcani sono trasformatori di energia psichica, attivatori e catalizzatori di ciò che è latente, non accessibile al conscio. Analogamente all’interpretazione dei sogni, la loro lettura psicologica attiva il cervello destro che è immaginale-emotivo-affettivo, depositario di una conoscenza preziosa per la crescita personale. Sono strumenti per accrescere la consapevolezza della situazione attuale, creare confidenza con paure e desideri, sblocca pensieri ruminativi, evidenzia zavorre transgenerazionali ma anche la vocazione interiore, penetrando le sovrastrutture razionali, stereotipate e cristallizzate dalle difese e dai dettami educativi famigliari e sociali. Parlano un linguaggio antico che l’inconscio comprende ed al quale risponde: se ti fai le giuste domande.

Nonostante l’origine dei Tarocchi si perda nella notte dei tempi il loro uso a scopo divinatorio non è quello originario, inizia solo nel ‘700 e non è mai stato così diffuso come in epoca contemporanea. Il mazzo così come lo conosciamo è figlio dell’Umanesimo, nasce in Italia come sintesi figurativa dell’enciclopedismo medievale con una funzione didattica legata all’acquisizione del loro sofisticato contenuto filosofico di stampo neoplatonico. Fin dall’inizio, insomma, furono usati come stimolo all’autoriflessione e già nel ‘500 se ne diffusero letture in chiave morale, etica e religiosa. Le 22 immagini articolate e densissime, tramandate sostanzialmente invariate dalla metà del ‘400, costituiscono il più completo sistema simbolico dell’occidente, un codice in sé coerente che condensa conoscenze trasversali a epoche e latitudini, nel quale vi si possono scorgere influenze massoniche, taoiste, cristiane, astrologiche, alchemiche, sufi, tantriche, qabbalistiche.